— Altre tipologie di animazione
Animazione e Spettacolo
In base al DPR. n°203 dell’aprile 1993, il settore dell’animazione è stato inserito tra i settori dello spettacolo.
Ciò vuoi dire che c’è un aspetto rilevante fra le attività che rientrano in quelle dell’animazione, e che vengono svolte dagli animatori, che riguarda lo spettacolo.
A questo proposito va però precisato che lo specifico dell’animazione è comunque il tempo libero inteso nel senso più completo del termine, e il ruolo professionale e caratterizzante degli animatori è quello dell’organizzazione di programmi ed attività di tempo libero.
spettacolo
— Le diverse competenze dell’Animazione
Animazione e Spettacolo
Risulta quindi limitante il riferimento esclusivo allo spettacolo, che escluderebbe settori altrettanto importanti quali lo sport e tutte le attività ludiche e culturali tipiche del tempo libero. E risulta perciò errato e fuorviante il summenzionato presupposto legislativo che pretende di assimilare tutti i ruoli esercitati nell’ambito dell’animazione a quelli di “lavoratore dello spettacolo”.
Ma, nell’erronea interpretazione del legislatore, si può forse riscontrare proprio il risalto e la sottolineatura di una affermazione dello spettacolo di animazione che fa assumere sempre di più caratteri propri ed originali.
Lo spettacolo di animazione ha conquistato cioè un proprio linguaggio che lo caratterizza e lo distingue dalle altre forme di spettacolo, quelle considerate “ufficiali” e che proprio per questo hanno ancora il potere di assimilare al loro interno generi diversi.
Ma risulta sempre più difficile considerare semplicemente teatro quell’originale mescolanza di spettacolo unito al gioco del coinvolgimento che tende a fare del pubblico il protagonista vero dell’evento-spettacolo e che in questa innovazione di linguaggio ha trovato il successo e milioni di spettatori adulti e bambini che nei villaggi di vacanze, come nelle piazze o in discoteche locali, affollano platee più di quanto accada ormai nel teatro “ufficiale”.
E’ forse più giusto parlare di spettacolo di animazione, come pure è più proprio definire gli interpreti “animatori” piuttosto che soltanto attori o ballerini o magari musicisti. Perché quando la finalità dell’evento-spettacolo è quella di coinvolgere e far partecipare al “gioco dello spettacolo” al punto da infrangere e mescolare sia ruoli che luoghi dello spettacolo tradizionale e quindi pubblico e protagonisti, palco e platea allora, pure i ruoli tradizionali degli interpreti si trasformano e anche dove si utilizza la recitazione, la danza o la musica, se la priorità è quella di coinvolgere e far partecipare, in una parola far “giocare allo spettacolo” prevale, di conseguenza, il ruolo o la funzione di animatore, di colui che “anima”, su quella dell’attore, del ballerino o del musicista. Lo stesso vale anche per lo spettacolo televisivo, ma qui il gioco è più sottile ed è per questo che il riconoscimento del ruolo dell’animatore fatica ancora ad arrivare a,maturazione! Perché apparentemente qui il pubblico non è presente ….è a casa! Ma se si analizza l’evoluzione più recente dello spettacolo televisivo ci si accorge allora dell’evoluzione del linguaggio del mezzo verso un vero e proprio trionfo della formula animazione.
Perché sempre più, come nell’animazione, il pubblico è il protagonista di ogni spettacolo, che sia chiamato a “giocare” da casa attraverso il telefono o i più moderni sistèmi interattivi, o che sia chiamato a interpretare se stesso, protagonista di storie da raccontare, da discutere, da simulare e perfino da…..spiare!
E, nel tentativo di scaldare quello che per definizione è considerato un “mezzo freddo” perché privo del rapporto diretto; e di restituire partecipazione e protagonismo sottratti in maniera così massiccia proprio dalla passività e dalla incomunicabilità che impone il mezzo, ma evidentemente cosi indispensabili, anche se virtuali e illusori, perché indici di un gradimento che premia i programmi con audience altissime, e indici inoltre di una solitudine sociale di cui lo stesso mezzo televisivo paradossalmente è forse responsabile. Non c’è ormai programma televisivo che possa fare a meno di un pubblico in studio, a sostituzione e rappresentanza (anche se falso perché pagato) di quello vero che è a casa. Ed è con questo pubblico che ormai si gioca e si interagisce, riutilizzando e riciclando tutto il repertorio di giochi e di trovate messo a punto negli anni dagli animatori attraverso l’esperienza di lavoro con il pubblico vero dell’animazione. E’ per questo che sono tanti ormai coloro che approdano al successo televisivo nella conduzione di questi programmi basati sui giochi di coinvolgimento del pubblico, provenendo dall’esperienza dell’animazione.
Sarà interessante scoprire che, nella carriera di gran parte degli attuali conduttori o personaggi di maggior successo del mondo televisivo c’è stato un inizio nell’animazione, senza la cui esperienza non avrebbero raggiunto l’attuale successo.
— Animazione e Spettacolo. Storie di Successi
Il Successo
Andando oltre l’analisi dell’attuale specialissimo successo di quegli show man, come Fiorello, Bonolis o Mammucari, che affonda le radici proprio in quel loro passato, nel loro stesso inizio come animatori e che, guarda caso, ne fa i personaggi di maggior successo e maggiormente innovativi di tutto il panorama dello spettacolo italiano, al punto da parlare, come nel caso di Fiorello, di una vera e propria rivoluzione della figura del conduttore show man, può essere interessante riflettere sulla connessione imprescindibile che dovrebbe esserci, e che per fortuna, se si analizzano i dati, c’è tra i conduttori di giochi televisivi e la loro provenienza dal mondo dell’animazione.
Successi all’Estero
In Francia, da sempre, i conduttori televisivi di questo tipo di programmi vengono chiamati proprio animatori perché in fondo la metodologia dell’animazione, cioè del coinvolgimento al gioco del pubblico stesso (in studio o anche da casa, attraverso tutte le interazioni possibili per un mezzo di per se antitetico alla partecipazione), è la più adatta e la più linguisticamente propria per fare del pubblico il vero protagonista, come la legge dell’audience ormai categoricamente impone.
Constatazioni
La constatazione è, infatti, che aumenta sempre di più il successo di programmi dove, attraverso il gioco o l’esibizione, è il pubblico, o suoi rappresentanti in studio o da casa, a diventare il protagonista. E questi programmi costituiscono ormai una buona fetta del palinsesto televisivo, al punto che anche in Italia sarebbe ormai di buon senso prendere atto che, come nel panorama delle attività di spettacolo esiste ormai una categoria di operatori, peraltro una fra le più numerose (seconda forse per numero di addetti solo a quella dei musicisti, ma prima certamente rispetto ad attori, danzatori ecc.); così anche nell’odierna televisione la definizione di animatore dovrebbe essere ufficializzata, almeno per quella tipologia di programmi dove l’esigenza di una professionalità specifica di “coinvolgitori” non può rimandare a nessuna altra attinenza se non a quella dell’animatore, perché nessuna altra precedente preparazione o formazione, né quella dell’attore, né tanto meno quella del giornalista (!) altra categoria egemone rispetto a gran parte dei profili televisivi, può risultare attinente, per la conduzione di questo tipo di programmi, come quella dell’animatore.
La
Tanto più che alcuni di questi programmi sono stati ripresi integralmente da programmi messi a punto in quello che costituisce ormai uno dei laboratori più efficaci per la sperimentazione di dinamiche di gruppo, applicate in questo caso allo spettacolo, che ci sia oggi a disposizione perché, criticabile quanto si vuole, è però uno dei pochi luoghi rimasti dove il pubblico c’è (e non sarebbe già poco!) ed è sorprendentemente disponibile a partecipare: il villaggio turistico. Ed infatti, va detto, la provenienza di tutti quelli che hanno fatto il grande salto dall’animazione alla televisione è comunque dall’animazione turistica, che non è l’unico settore dell’animazione, ma in questo caso è si, sicuramente, il settore privilegiato per una pratica di spettacolo con una tipologia di pubblico la più numerosa e disponibile all’interazione che si possa desiderare; perché è un pubblico in vacanza e, quindi, con il massimo del tempo libero e della predisposizione alla voglia di divertirsi e, perciò, di lasciarsi coinvolgere! E comunque, che si tratti di programmi di giochi, di comicità o di conduttori show man, attualmente la provenienza dall’animazione rappresenta la scorciatoia per arrivare al successo televisivo!
Prova ne sia lo sterminato elenco di quelli che, con un passato da animatori turistici, sono assurti all’olimpo televisivo. E che siano ormai tanti lo si può intuire proprio dal numero di quelli che in qualche modo abbiamo contribuito noi stessi, o perché sono stati allievi dei nostri corsi, o perché hanno iniziato a muovere i loro primi passi proprio con noi o, quanto meno, perché ne abbiamo accompagnato la crescita professionale, ad avviare al loro attuale successo. Vale per Enrico Papi, se parliamo di conduttori di giochi, come per i molti altri che ricoprono ormai ruoli di tutto rispetto e notorietà in programmi culto della comicità (Zelig ecc.); oppure in programmi dove risulta fondamentale l’abitudine all’impatto con situazioni di assoluta improvvisazione, come Striscia la notizia o Scherzi a parte.
La Situazione ai giorni Nostri
Oggi il pianista di pianobar ha perso lo smalto ed è sostituito spesso da cantanti che si esibiscono con l’ausilio di basi registrate, ma quando spunta una chitarra o un pianoforte eccoci di nuovo vittime consezienti di un protagonismo canoro, calamitati intorno a quella fonte di canzoni ballabili e cantabili delle quali, come per magia, tutti ricordiamo ancora oggi le parole.
In conclusione, il ruolo della musica suonata dal vivo resta di prim’ordine anche nel campo dell’animazione, sia che si tratti di locali notturni che di feste private, di chitarrate sulla spiaggia o nei villaggi turistici o anche di rumorose scolaresche che viaggiano in pullman.
Un Olimpo di tutto Rispetto
E’ nella conduzione televisiva, come dicevamo, che va a confluire, nella maniera più automatica e naturale, la professionalità maturata nell’esperienza dell’animazione; questo perché, come già visto, un animatore può accumulare una pratica di conduzione dal vivo come nessun altro, e in nessun altro settore dello spettacolo. Ne è prova la lista dei più affermati conduttori del momento, tutti provenienti dal mondo dell’animazione: Fiorello, ovviamente, Paolo Bonolis, anche se non tutti lo sanno, Teo Mammucari che invece tiene sempre a ribadirlo! Giancarlo Magalli, che si definisce orgogliosamente il primo animatore turistico italiano (ma in realtà non è esatto, già qualche anno prima che lui iniziasse a lavorare come animatore,cominciava a nascere una prima, sporadica, realtà di animazione italiana!) Pippo Franco, i cui inizi nell’animazione sono proprio al seguito di Magalli; Piero Chiambretti, per anni animatore sulle navi da crociera; Enrico Papi, prima animatore e poi anche titolare di una agenzia di animatori; e poi una lunga lista di conduttori ai confini del cabaret e della comicità, come Peppe Quintale, Gino Cogliandro, Fabio Canino (questi ultimi tuttora impegnati in attività di coordinamento dell’animazione), lo stesso Beppe Fiorello (poi passato al cinema e alla fiction), ecc. ecc.; oppure ai confini di una sorta di giornalismo d’ assalto, dove più che qualità giornalistiche servono proprio requisiti da animatore come i numerosi inviati di Striscia la notizia o de Le Iene. Qualche nome fra tutti: Il Trio Medusa o il duo Mingo e Fabio (che peraltro sono stati per un certo periodo responsabili regionali dell’associazione).
E poi Ancora…
I sorprendenti approdi a cui può portare un’esperienza nell’animazione, se solo volessimo tenere conto anche degli sconfinamenti nella….politica ( Berlusconi, come tutti sanno, ma anche Confalonieri e Rutelli!), possono essere i più impensabili perché è ormai stimato che una esperienza estiva nell’animazione è una delle più frequenti esperienze di vita della gran parte dei giovani (soprattutto universitari) che si stanno ancora preparando ad entrare nel mondo, non solo dello spettacolo, ma delle professioni in genere. Ed ecco allora manager, chirurghi, avvocati, perfino magistrati col pallino dell’animazione, diventare noti professionisti grazie forse anche a questa insostituibile scuola di vita fatta a contatto con tanta gente e con continui stimoli di affermazione e organizzativi da raggiungere.
Ma è nella COMICITA’, oltre che nella conduzione, che la palestra dell’animazione ha dato da sempre i migliori frutti. Questo perché, oltre ad offrire, per la prima volta, un palco e un pubblico a talenti che altrimenti non avrebbero forse avuto un’altra occasione per scoprirsi tali, offre da anni quella condizione privilegiata di pubblico numeroso e…clemente, ideale per sperimentare testi e repertorio, al punto che anche cabarettisti già in attività scelgono di passare l’estate nei villaggi per unire questa opportunità all’utile (una maggiore stabilità di guadagno) e al dilettevole (le arcinote occasioni di divertimento e vacanza) di quei luoghi!
Ed ecco anche qui nomi di tutto rispetto: Aldo, Giovanni e Giacomo, Antonio Albanese, Giobbe Covatta, I Fichi d’India, una gran parte dei comici di Zelig o degli altri programmi culto della comicità, a dimostrare che, dopo la grande stagione dell’Avanspettacolo e del Varietà a cui si deve la generazione dei grandi comici del passato, l’attuale grandissima stagione della comicità (mai come oggi la comicità ha vissuto un momento di così grande successo popolare e di pubblico!) chissà che non sia maturata proprio nel mondo dell’animazione! Che, per di più, oltre a fungere da insostituibile vivaio e palestra per i nuovi comici, ha avuto anche il merito di abituare un pubblico, quello dei villaggi, quasi mai abituato fuori dall’occasione del villaggio allo spettacolo dal vivo, a rivitalizzare i botteghini anche in città! Perché quello che è successo in questi anni è che la consuetudine a proporre tutti i giorni uno spettacolo a chi si trova in un villaggio o in una delle realtà turistiche nelle quali opera uno staff di animatori, e nelle quali ci si reca per scelte di vacanza e quindi in alcun modo attinenti a motivazioni di spettacolo, ha creato, per i generi di spettacolo proposti in questi luoghi, e cioè la comicità o il cabaret (e, inoltre, il musical) un nuovo pubblico che, se analizziamo ad esempio il caso del musical, ha portato addirittura all’attuale boom di incassi un genere che per decenni era rimasto confinato, invece, solo all’interno di questo circuito dei villaggi! E, rimanendo all’esempio del musical, anche in questo settore sono moltissimi quelli che hanno raggiunto il successo provenendo dall’animazione. Un nome per tutti: Graziano Galatone.
E, PRIMA DI DIVENTARE “DIVI”, ANCHE NEL CINEMA O NELLA FICTION….
Se il mestiere per sbarcare il lunario delle star di Holliwood, quando sognavano ancora il grande successo, era spesso quello del cameriere; per molte star del cinema italiano quello dell’animatore nei villaggi o per le feste di bambini e adulti è stato uno dei modi, oltre che per cominciare a muovere i primi passi nello spettacolo, magari per racimolare i soldi per pagarsi le scuole di recitazione. Ovvio che la pratica di spettacolo fatta nell’animazione, col mondo della celluloide non ha la stessa attinenza riscontrata invece negli altri settori.
E, comunque, se andiamo a vedere, nomi come Massimo Ghini o Francesco Nuti e, fra le donne, Francesca Dellera o Daniela Poggi documentano che, piuttosto che passare attraverso lavori faticosi e poco gratificanti che nulla hanno a che fare con lo spettacolo, quali quelli toccati in sorte alla gran parte dei “divi” in attesa di un posto al sole nello showbiz, quello dell’animatore può essere un buon modo per sbarcare il lunario tra un provino e l’altro con, in più, l’opportunità magari di trovare i contatti giusti facendosi già notare all’opera.
— Altre tipologie di animazione
Animazione Teatrale
Che cosa si intende per animazione teatrale, quali sono le caratteristiche che ci fanno definire come animazione un evento di spettacolo?
E’ una questione di linguaggio. E’ la differenza tra il linguaggio espressivo dell’animazione e quello di altre forme di spettacolo o altri generi teatrali.
teatro
— Le diverse competenze dell’Animazione
Animazione Teatrale
Branding
Gli elementi caratterizzanti il linguaggio dell’animazione sono il coinvolgimento del pubblico e la sua partecipazione. Non , quindi, gli interpreti come protagonisti, ma il pubblico. Ed ecco che allora gli interpreti non possono più essere definiti attori, ma animatori; animatori di un pubblico che deve diventare il protagonista dello spettacolo, poiché questa è la finalità a cui si tende, ma che ha bisogno di essere animato: provate a togliere gli animatori e il pubblico tornerà passivo, semplice spettatore di qualcosa che avviene sul palcoscenico.
Marketing
L’animazione teatrale vuol dire proprio capovolgimento del rapporto palcoscenico platea, anzi, l’annullamento di questi luoghi tipici della forma teatrale. Ma pur sempre di teatro si tratta, poiché vi si ritrovano ancora i tratti salienti dello spettacolo teatrale: il rapporto diretto con il pubblico, la recitazione che, pur se usata dagli interpreti animatori per sostenere l’impalcatura della storia nella quale far entrare il pubblico come protagonista, si diversifica nuovamente nel linguaggio espressivo, adottando il linguaggio dell’improvvisazione.
Marketing
Ed in questo, ritrovando matrici storiche di generi teatrali di tutto rispetto (la commedia dell’arte, il teatro di strada). Si può a ragione sostenere che l’animazione teatrale è in fondo la continuazione di questo nobilissimo filone dell’arte del teatro che, da origini antichissime, dai giullari e menestrelli di corte, evolve in commedia dell’arte per i potenti, ma anche per il popolo delle piazze e dei mercati. E qui rimane stabilmente come teatro di piazza o di strada finché, in una evoluzione più moderna, determinata da una tendenza sempre più marcata alla contaminazione dei linguaggi espressivi, non recupera l’altro grande filone storico dello spettacolo di coinvolgimento, quello dei giochi con e per il pubblico (le cui origini sono ancora più antiche, nelle arene romane e prima ancora).
Ed ecco, è con l’aggiunta del gioco, altro elemento caratterizzante del linguaggio dell’animazione, che si arriva all’animazione teatrale: per chi la fa “il gioco dello spettacolo”, per il pubblico “giocare allo spettacolo”. E forse è questa componente ludica che fa erroneamente identificare da parte di molti l’animazione teatrale con un settore propriamente rivolto all’infanzia. Al contrario, si tratta di un settore vastissimo, che abbraccia molteplici forme e ambiti di spettacolo e non è assolutamente marginale rispetto al mondo del teatro. E anzi si potrebbe provocatoriamente sostenere che è proprio il teatro, quello inteso nel senso più letterale, quello fatto di palcoscenico e di platea all’interno del”luogo teatro” ad essere minoritario nella sua storia (in fondo dopo gli anfiteatri greci e romani bisogna aspettare il XVI secolo perché ricompaia); che nella sua attuale veste non è altro, se vogliamo, che una forma di spettacolo che si svolge in un luogo codificato rigidamente nello spazio e nei modi e perciò limitato, non fosse altro perché richiede sempre che sia il pubblico a recarvisi, mentre l’animazione teatrale si svolge là dove quasi sempre il pubblico c’è già.
— Altre tipologie di animazione
Animazione Musicale
— Le diverse competenze dell’Animazione
Gli Anni Sessanta
La musica dal vivo, suonata da gruppi o da un singolo interprete, è da sempre abbinata a momenti di divertimento e relax. Con il passare degli anni le mode hanno imposto le loro leggi e anche i musicisti si sono adattati, o forse è stata la loro evoluzione a dettare i termini stessi della moda. Senza spingerci troppo indietro, basta ricordare gli anni sessanta per comprendere come molti musicisti siano stati sinonimo di serate danzanti, balli sulle spiagge e occasioni di incontri tra giovani e meno giovani. Non erano loro ad animare molte delle occasioni di ritrovo?
Le Feste di Piazza
Si arriva poi agli anni settanta, l’epoca delle feste di piazza. Le folle si radunavano nelle piazze dei quartieri delle grandi città e dei centri minori, annoiate dai lunghi discorsi politici, in attesa di scatenarsi in balli e canti quando sul palco arrivavano loro: i gruppi pop e rock di quegli anni.
Il Pianista di Pianobar
Il decennio successivo e quello a seguire hanno visto emergere una figura che prima era stata relegata alle hall dei grandi alberghi come parte dell’arredamento, che diventava improvvisamente protagonista di locali alla moda e feste private: il pianista di pianobar. La gente si accalcava intorno al pianoforte, spuntavano microfoni e libri con i testi delle canzoni. Tutti cantavano e ballavano coinvolti da musiche sudamericane, anni sessanta, dance. Si rispolvera il repertorio di Renato Carosone e di Edoardo Vianello, Lucio Battisti è gettonatissimo.
In seguito ci sono stati casi di pianisti di piannobar che sono riusciti a ottenere successo su scala nazionale, come ad esempio Sergio Cammeriere e Antonio e Marcello.
La Situazione ai giorni Nostri
Oggi il pianista di pianobar ha perso lo smalto ed è sostituito spesso da cantanti che si esibiscono con l’ausilio di basi registrate, ma quando spunta una chitarra o un pianoforte eccoci di nuovo vittime consezienti di un protagonismo canoro, calamitati intorno a quella fonte di canzoni ballabili e cantabili delle quali, come per magia, tutti ricordiamo ancora oggi le parole.
In conclusione, il ruolo della musica suonata dal vivo resta di prim’ordine anche nel campo dell’animazione, sia che si tratti di locali notturni che di feste private, di chitarrate sulla spiaggia o nei villaggi turistici o anche di rumorose scolaresche che viaggiano in pullman.
— Altre tipologie di animazione
Animazione negli ospedali
ospedali
— Le diverse competenze dell’Animazione
GIl Ruolo degli Animatori
In molti ospedali ormai, soprattutto quelli pediatrici, in particolare nei reparti dove sono ricoverati bambini affetti da malattie a sviluppo lento, quali AIDS o tumori, dove il bambino è costretto a rimanere a lungo per effettuare le terapie e dove perciò il problema del tempo libero, di come cioè le lunghissime ore e i lunghi giorni di attesa tra una terapia e l’altra diventano aspetto fondamentale della permanenza del bambino in ospedale, gli animatori affiancano ormai i medici nel programma terapeutico, perché aiutano attraverso il gioco, il sorriso e il coinvolgimento a mantenere nel bambino il più possibile vivo il senso di una normalità altrimenti perduta, ad avere meno paure ed avvertire meno il dolore, a recuperare il sorriso e perfino a guarire, perché è stato ormai scientificamente provato che la “terapia del sorriso” è ‘una vera terapia e può guarire!
Il caso Patch Adams (il celebre medico saltimbanco portato sugli schermi da Robin Williams), ma molti altri casi ormai documentati lo hanno portato all’attenzione della scienza e dell’opinione pubblica mondiale. A partire dagli anni ’70 sono cominciati i primi studi sistematici sulle virtù terapeutiche della risata. E la terapia del sorriso è ormai diffusa negli ospedali di tutto il mondo.
Camici bianchi a toppe colorate, nasi rossi, borse da medico piene di cianfrusaglie, palloncini, bolle di sapone, termometri, stetoscopi e siringoni giganti, curano i piccoli pazienti con la medicina più naturale che ci sia: il sorriso. Secondo le ricerche, ridere è un modo per stimolare la risposta immunitaria: una bellà risata sollecita la produzione di sostanze chimiche naturali, catecolamine ed endorfine, che ci tonificano. Ridendo cresce l’ossigenazione del sangue… insomma il riso sembra avere benefici effetti su molte patologie. Inoltre l’energia psichica che si libera con la risata riduce i livelli di ansia e da un’iniezione di ottimismo anche ai soggetti che più soffrono di depressione. Numerose analisi statistiche documentano l’effetto positivo del ridere e di come il buon umore possa migliorare l’effetto delle terapie convenzionali.
E se Patch Adams, da medico sente il bisogno di trasformarsi in clown per curare meglio i suoi pazienti; poiché non sono molti i medici in grado di effettuare la stessa trasformazione ed usare così bene l’arma del divertimento e del sorriso, ecco che si ricorre allora a veri e propri clown o animatori che, in collaborazione e sotto controllo dell’autorità sanitaria, effettuano con regolarità interventi negli ospedali e in altre strutture sanitarie.
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Dionisi (Ana): “Animatori turistici categoria colpita e affondata da Covid 19”
Pubblicato il: 19/08/2020 16:22 "Gli animatori turistici sono una delle categorie più colpite dal coronavirus. Anzi potremmo dire che è stata affondata". Lo dice all'Adnkronos/Labitalia Roberto Dionisi, presidente dell'Associazione nazionale animatori (Ana)....